raffaele solaini
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La professione più antica del mondo cesserà per decreto legge. Per fortuna, è ridicolo. Altrimenti sarebbe solo triste e profondamente inquietante. Intendiamoci, non mi piace tornare a casa la sera lungo strade costellate dalle lucciole, che mi imbarazzano mostrandomi, con le loro mise pacchiane e così poco erotiche, tutta la loro disperazione. Loro, e dei sei milioni di clienti, per lo più sposati, che le frequentano ogni mese. Ma non è questo il modo. La disperazione, per fortuna, non si può abolire per decreto legge.

Non ne faccio una questione di efficacia. Sarebbe meglio prendersela con i papponi, ma non è questo il punto di un dispositivo che ha solo valore ideologico e, in senso lato, culturale. Non ne faccio una questione sociologica, perché non mi è mai piaciuto chi imputa alla società le proprie sventure. Anche quando lo fa con ottime ragioni. Ne faccio una questione di ipocrisia. Ipocrisia di quanti trovano facile addebitare innanzitutto alle prostitute lo squallore di molte periferie urbane, ma che non hanno nulla da dire contro le escort a pagamento, reclutate su siti patinati di Internet. Professioniste invisibili, che non disturbano, quindi. E carissime, dai 500 euro in su, che con il denaro nobilitano, per così dire, l’arte.

Il decreto che prevede l’espulsione delle prostitute va bene per le anime belle. Gente che ama vivere in un mondo ripulito e conveniente, nel quale specchiarsi. Riscattando nella pubblica moralità la condotta privata, come capita ai tanti fedeli sostenitori della famiglia, dall'alto dei loro divorzi. Non giudico chi si separa, non mi permetterei mai, ma chi ritiene che l’etica sia una faccenda pubblica, da difendere e imporre per legge, e non una questione eminentemente personale, da coltivare anche attraverso l’esercizio della tolleranza. Così come del tutto personale è la difficile conquista di un positivo rapporto con l’amore e con la sessualità.

Per prosciugare il mercato della prostituzione occorrerebbe solo fare di più e meglio l’amore con il proprio partner, compagno, o coniuge. Allora, meno arrabbiati, ci si potrebbe anche permettere di guardare alle prostitute con un poco più di pietà. E rivolgersi a loro con un grammo di quella consapevolezza delle umane disgrazie, con la quale Fabrizio De Andrè nobilitava le “graziose” di via del Campo. Cantava il poeta: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.

IN VIA DEL CAMPO C'E` UNA GRAZIOSA
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(Affaritaliani.it, 06-06-2008)